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 “Il pungente scorpione tedesco. Porsche 356 B 1600/2000 GS Carrera GTL Abarth”

Salvatore Calvaruso

 

 

Mi piace pensare che l’idea di questo libro sia nata nel lontanissimo 1962 quando un bambino di appena cinque anni fu accompagnato per la prima di innumerevoli volte, dal padre ad assistere dai margini della strada, in un punto dove si poteva apprezzare  come i diversi piloti affrontavano una di diverse curve, per assistere alla Targa Florio, da sempre la gara più antica e bella che il motor sport potesse offrire agli appassionati. Proprio in quel lontano 1962 la Porsche 356 B Carrera Abarth GTL si affermava tra le protagoniste delle auto anche nella categoria granturismo 1600 cc, completando la vittoria assoluita delle piccole sport di Stoccarda che vincevano nel 1959, 1960 e 1963). Ad avvalorare il mio pensiero la scelta che Salvatore Calvaruso, l’autore del libro, ha scelto proprio una foto dell’archivio di Targapedia.com scattata da Vittorio Giordano all’inizio del tratto in discesa che dal bivio Caltavuturo arriva a Scillato , che ritrae la Carrera Abarth di Hans Hermann ed Herbert Linge classificatasi proprio nel 1962 sesta assoluta e prima della sua classe.

 

E’ Stato alla fine degli anni 50 che nacque l’accordo tra Ferdinand Porsche e Carlo Abarth per trasformare l’ormai collaudata granturismo tedesca, il modello 356 in un’auto “veramente da corsa” e vincente, dotandola di una nuova leggerissima carrozzeria in alluminio, capace di partecipare e vincere nel Campionato Mondiale delle Gran Turismo. In Porsche sapevano bene di non avere motori sufficientemente potenti, anche per la scelta di usare il raffreddamento ad aria forzata, per puntare al primo posto assoluto nelle gfare del campionato marche, chance che era ristretta a gare dalle caratteristiche particolari proprio come la Targa Florio, dove la leggerezza e la maneggevolezza della vettura sopperivano  alla poca potenza rispetto le altre sport, permettendo anche con l’aiuto della fortuna di imporsi davanti alle Ferrari. La scelta di varare il progetto Carrera Abarth avrebbe consentito alla casa tedesca di scalare le vette del mercato mondiale con il modello 356.

 

 

L’accordo prevedeva per il 1960 la costruzione di 20 vetture derivate dalla Porsche 356B, con un’opzione per altri 20 esemplari. Sui telai già motorizzati dalla casa tedesca sarebbero, l’Abarth avrebbe allestito la carrozzeria costruendo una vettura dal peso contenuto e dalle ottime qualità aerodinamiche che si rivelasse subito vincente. Il progetto venne affidato al carrozziere Franco Scaglione, esperto di aerodinamica, mentre la costruzione della carrozzeria in alluminio venne affidata al carrozziere Rocco Motto di Torino.

 

 

La nuova vettura assunse il nome di “Porsche 356B GS Carrera GTL Abarth”, cioè “Gran Turismo Leggera”, costruita per la stagione agonistica del 1960. Oltre 400 gare disputate in tutto il mondo con oltre 100 vittorie conseguite per la Porsche, tra le quali la vittoria di classe nella classica siciliana dal 1960 al 1963, gara nella quale si avvalsero anche dell’apporto determinante del Barone Antonio Pucci, che ben seppe interpretare le caratteristiche della vettura sul tracciato delle Madonie vincendo la classe nel 1961 e secondo nel 1962 e 1963.

 

Nel libro, l’autore attraverso approfondimenti inediti, splendide immagini e schede tecniche, aiuta a comprendere le scelte  espresse, in settantacinque anni di
storia, dalla casa di Stoccarda.

 

 

Gran parte delle foto relative alle partecipazioni in Targa Florio, dal 1960 al 1963 sono state messe a disposizione dall’archivio storico di Targapedia.com , e Calvaruso ha voluto ringraziare il web master del sito modellista, storico della Targa, Enzo Manzo, che lo ha anche assistito nella preparazione del libro, dedicandogli un’appendice modellistica dei modellini di Alvimodels in scala 1/43 da lui realizzati di tutte le otto Carrera Abarth che hanno corso la Targa.

 

 

Il ritorno dell'audace coppa. La Capodarso-Caltanissetta del 1949. IV coppa Nissena
Di Lillo Ariosto

Quando una storia, una bella ed intensa storia di automobilismo sportivo, diventa pretesto per raccontare la storia di una città, della propria città. Una storia non recente, che risale all’inizio del 900, ma se conosciuta aiuta a comprendere meglio ciò che è diventata una città da quel punto ai primi vent’anni del 2000. L’autore, l’avvocato-storico Lillo Ariosto anche nel suo terzo  libro usa la “Coppa Nissena” come pretesto per raccontare con dovizia di aneddoti ed immagini la sua Caltanissetta.  Città che dall’alto domina il suo territorio, più volte raccontato dallo stesso autore come la “Mancha siciliana”, con riferimento a Miguel De Cervanrtes, non a caso citato all’inizio dell’avvincente volume. Una città, Caltanissetta che vista dagli occhi di  Don Chisciotte apparirebbe come un luogo sacro, con i suoi tesori d’arte e con le testimonianze di civiltà e di storia antichissima, con le sue campagne assolate. Tale nostalgia per il passato e per ciò che è stato e potrebbe essere il capoluogo nisseno aumenta osservando Caltanissetta oggi, non tanto con gli occhi innamorati di Don Chisciotte ma con lo sguardo attento di chi scorge dietro ogni angolo una memoria che tende a smarrirsi.

Se questa recensione di un libro che vuole raccontare una gara, la  4°Coppa Nissena, vi può sembrare “fuori tema”, sappiate che lo stesso Lillo Ariosto impiega ben 121 pagine delle 238 a disposizione, prima di inoltrarsi nel racconto prettamente automobilistico-sportivo: questo a dimostrazione di come la storia dei luoghi e quella della competizione si intreccino, di come la società nissena, con una struttura feudo-nobiliare, si sia evoluta e sia cambiata, anche attraverso la distruzione dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, essendo la città, per la sua posizione geografica, strategicamente importante. 

Fu proprio grazie alla forza di volontà ed alla passione sportiva del Principe Raimondo Lanza di Trabia, dei Baroni Antonio Pucci, Stefano La Motta, Giovanni Barile, Luigi Chiaramonte Bordonaro , che l’attività automobilistica sportiva internazionale riprende nel 1948 anche a partire dalla Sicilia, con l’VIII Giro di Sicilia valido per l’assegnazione della Targa Florio, e con altre gare di richiamo come appunto la Coppa Nissena. Grazie al Presidente della Regione Siciliana Giuseppe Alessi, la ripresa di queste attività sportive fece da volano per la ricostruzione della rete stradale e riproponendo la Sicilia al centro dell’interesse sportivo anche internazionale, anche per la ripresa del turismo. Di fatto l’idea di Vincenzo Florio rimaneva attuale e valida per un territorio “isolato” come quello siciliano.

Il volume è esustivo e dettagliatissimo nel raccontare la gara, ripresa dopo una pausa di ben 25 anni dalla sua terza edizione, e che dal 1949 continuerà fino ai nostri giorni. E’ proprio in occasione del centenario della nascita della Coppa Nissena che l’avvocato-storico Lillo Ariosto ha pensato di scrivere e presentare il volume nel settembre 2022 alla vigilia della gara. Una “nota di colore” in un libro con foto tutte in bianco/nero , il bel quadro dell’artista Gabriele Guidetti che rappresenta la Ferrari del Barone Bordonaro lungo le strade assolate della campagna nissena, chiude  l’opera nella IV pagina di copertina.

Targapedia con le foto della famiglia Giordano appartenenti al  suo archivio, ha dato il proprio modesto contributo anche a questo imperdibile libro che racconta la Sicilia e la passione automobilistica sportiva.

« The Swiss Wiz » racconta la storia di Edi Wyss, una incredibile storia che attraversa dal 1969 l’arco temporale del motor racing che tutti noi amiamo, abbracciando in pratica tutte le specialità, dalla Can Am ad Indianapolis, dal campionato mondiale marche alla Formula 1, lavorando al fianco di piloti come Jo Siffert, Herbert Muller, Clay Regazzoni, Joakim Bonnier, per concludersi ai giorni nostri con la creazione della ”Edi Wyss Engineering” , una factory nata per conservare e preservare la memoria delle auto da corsa.
Tagapedia ha collaborato con gli autori nel raccontare l’esperienza nella Targa Florio del 1971 di Edy Wiss meccanico di Alain De Cadenet.

 

"The Swiss Wiz" era il soprannome di Edi Wyss quando lavorava alla McLaren come meccanico da corsa per Denny Hulme nel 1969. Il gioco di parole evoca in inglese "il mago Svizzero ”, che caratterizza esattamente ciò che è stato più apprezzato di lui, la sua assoluta padronanza della tecnica artigianato e il suo modo pratico di trovare rapidamente una soluzione creativa per ogni problema nell'auto da corsa.

Nella sua autobiografia, Edi Wyss racconta come la sua passione per le auto da corsa e sportive lo abbia portato, in giovane età, prima alla scena delle corse svizzere e poi al circo internazionale delle corse in tutto il mondo. Ha avuto successi con maggio delle personalità con cui ha lavorato, tra cui Joakim Bonnier, Denny Hulme, Andrea de Adamich, Peter Gethin, Alain de Cadenet, David Weir, Gordon Johncock, Herbert Müller, Jo Marquart, Clay Regazzoni e Peter Sauber. Fu profondamente colpito dalla perdita di due amici e conoscenti particolarmente stretti, Bruce McLaren e Jo Siffert. Dopo progetti avventurosi come progettista di auto sportive da corsa, è tornato nell'Oberland di Zurigo dove, nel "Moschthüsli", un'officina contadina convertita, ha creato una piccola officina molto speciale dove collezionisti di auto sportive e da corsa storiche di alto livello hanno le loro auto preziose restaurate e curate.

Il libro offre uno sguardo dietro le scene delle corse negli anni '60 e '70, la scena delle corse in forte espansione con veicoli storici degli ultimi anni e l'attività di restauro di auto sportive di alta qualità ai giorni nostri. Fa appello ai lettori su diversi livelli, poiché in uno stile molto personale, Edi Wyss rivede la sua storia di vita in quattro fasi. Come partecipante diretto, può fornire commenti autentici sulle numerose immagini, alcune delle quali sono pubblicate qui per la prima volta, spesso con un luccichio negli occhi. Dal punto di vista storico, i testi informativi descrivono l'organizzazione e il carattere delle discipline agonistiche in cui Edi era coinvolto. I suoi compagni contribuiscono ulteriormente, episodi memorabili al trambusto colorato della scena. Il suo personale "diario di gara tabulare dal 1969 al 1989" traccia i suoi incarichi di meccanico di gara e l'elenco delle duecento Ferrari che sono passate per mano a Edi Wyss Engineering completano il quadro della sua straordinaria carriera.

Il libro offre molte immagini inedite e racconta la storia personale di un addetto ai lavori che, come meccanico, costruttore di macchine da corsa e restauratore di auto da corsa e sportive, ha lottato raggiungere la perfezione durante cinque decenni. Pur essendo edito in lingua tedesca il libro è corredato da centinaia di foto bellissime ed inedite, che da sole raccontano la vita di Edi Wyss.

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