Il Manifesto culturale di Targapedia Community
La Targa Florio ha rappresentato il più grandioso evento sportivo, culturale e sociale mai avvenuto in Sicilia. Un evento che per le sue dimensioni e per la sua longevità è stato e resterà irripetibile.
I Florio: l’espressione più alta, nobile e geniale dell’imprenditoria a tutto campo. Hanno retto le sorti dell’economia meridionale per molti decenni, facendo di Palermo una delle prime città invidiata da tutto il mondo. Furono grandi imprenditori e mecenati, garantirono occupazione stabile e i giusti dirti a decine di migliaia di lavoratori. Arrivarono all’apice ma subirono anche un lento ed inesorabile declino, di certo, però, non sono mai falliti. La Targa Florio è stata intimamente legata al destino della famiglia Florio, per la qual cosa rappresenta essa stessa un romanzo.
La Targa Florio rischia oggi più che mai di precipitare nell’oblio. Oblio odioso e ingiusto, che non possiamo e non dobbiamo permettere. Oblio che inchioda sul banco degli imputati una classe politica imbelle e irrispettosa delle nostre migliori tradizioni. Il complesso denominato Floriopoli (infrastrutture che ospitavano la corsa volute da Vincenzo Florio) ubicato a circa sette chilometri da Cerda, potrebbe crollare da un momento all’altro.
Per più di tre decenni, infatti, politici e autorità sportive hanno permesso un degrado inimmaginabile. Miopia intellettuale, superba ignoranza e disprezzo del patrimonio storico-sportivo, hanno autorizzato gli agenti atmosferici a depauperare le opere costruite da Don Vincenzo con i propri soldi.
I Florio hanno amato la Sicilia, rendendola famosa, prospera e invidiata, gli amministratori isolani che si sono succeduti di legislatura in legislatura non hanno ritenuto opportuno seguirne le orme. Talmente indolenti e idioti da non comprendere che far riemergere e prosperare il mito della Targa significherebbe, oggi più che mai, creare un flusso turistico stabile, ricchezza per i Comuni e il Parco delle Madonie e, soprattutto, ridare prestigio a una Sicilia mortificata da scandali, sprechi, arresti eccellenti e inefficienza. Invece, non hanno fatto nulla per assicurare continuità al grande evento sportivo e culturale. Assolutamente nulla! Non sono stati i soli, però. Al loro seguito si sono aggiunti moltissimi giornalisti con il silenzio, il sistema scolastico che non ha mai dedicato all’argomento – soprattutto perché non lo conosce – neppure un minuto di lezione. Perfino i piloti – con eccezione del grande Nino Vaccarella e di pochi altri - che pure hanno costruito sulle strade siciliane le loro fortune agonistiche, sono stati in silenzio.
A causa del gravissimo incidente occorso nel 1977 la Targa è stata costretta a scrivere l’ultima pagina della sua gloriosa storia. Fu elaborato il progetto, in sé ottimo, di assicurare una continuità sotto la formula rally. Ma da qui cominciano i problemi. Dal punto di vista prettamente sportivo, il rally, in modo graduale e inesorabile, si avvierà verso una dimensione non in grado di reggere il confronto con le tradizioni precedenti. Non solo, ma oggettivamente provocherà confusione, mescolando nell’albo d’oro due categorie rispettabili ma comunque diverse di campioni dell’automobilismo, se da un lato la formula Rally ha dato quella continuità temporale alla Targa che l’ha resa la corsa più antica del mondo, dall’altro sta di fatto cancellando la memoria leggendaria della creatura di Vincenzo Florio.
Su questo punto, la chiarezza non sarà mai abbastanza sufficiente. Chi, ha assistito numerose volte alla “Cursa”, chi ne conosce il Mito, ha il dovere di sgombrare il campo da simile equivoco. Dovere nei confronti dei piloti di un tempo, che arrivavano stravolti dalla fatica e con le mani piagate al traguardo di Cerda. I loro nomi sono giustamente entrati nella leggenda: Cagno, Nazzaro, Ceirano, Varzi, Nuvolari, Taruffi, Fangio, Villoresi, Moss, Vaccarella, Siffert, Rodriguez, Elford. Dovere nei confronti del milione di spettatori che confluivano sul circuito sottoponendosi a mille sacrifici e partecipando attivamente alle vicende della competizione. Dovere nei confronti del Cavaliere che riuscì sempre a garantire un elevatissimo livello sportivo e un’immagine meravigliosa della Sicilia. Sia chiaro, a tal proposito, che la sola partecipazione alla Targa rappresentava, anche per i piloti più famosi, un autentico privilegio.
L’attuale organizzazione di manifestazioni motoristiche dall’insipido sapore ecologico e pubblicitario alimentano viepiù la confusione, non avendo niente a che fare con la tradizione. Molto meglio sarebbe stato e sarebbe organizzarle su altre strade, in altri contesti, con altri nomi, non organizzarle affatto. Non intendiamo denigrare e non cerchiamo la polemica, ma l’ecologia non c’entra nulla con la più famosa gara automobilistica del mondo, nella quale, a Buonfornello, si raggiungevano e superavano i 300 km/h.
Chi ne ha diritto e capacità può organizzare il tipo di gara che desidera, ma che non si adoperi il sacro nome Florio! Continuando ad operare in tale maniera si mortifica il prestigio di Don Vincenzo e della sua “Cursa”. Mortificazione che ha raggiunto il massimo livello nel 2006, con le cosiddette celebrazioni per il centenario. Alla vigilia, programmi faraonici e roboanti; nei fatti, un totale fallimento organizzativo, sportivo e culturale. Ritornando al degrado di Floriopoli, il 23 giugno 2009 è intervenuta la Provincia di Palermo che ha acquistato gli immobili messi all’asta. Lodevole iniziativa che ancora, purtroppo, non è passata dalla teoria ai fatti concreti. Dunque, mentre in alto loco si discute, i box e le tribune rischiano di crollare. E il busto di Don Vincenzo continua ad essere circondato da rifiuti ed erbacce.
Per fortuna, però, il fascino e la passione per la Targa – quella vera! - non sono diminuiti nel cuore di tanti appassionati, in Italia e nel mondo. Ed è qui che appare una dicotomia: da un lato il silenzio e il fallimento del vertice, dall’altro l’attivismo e il successo della base. Nessuno coltivi illusioni: si deve soltanto all’amore viscerale degli appassionati se ancora si discute e si scrive su questo argomento; se ogni anno, il 6 gennaio, viene ricordato senza secondi fini Vincenzo Florio.
Per questi motivi che tutti sottoscriviamo, ci adopereremo affinché la memoria di Vincenzo Florio, pioniere dell’automobilismo sportivo internazionale, creatore della Targa Florio sia conservata e diffusa, anche con il restauro e la conservazione del complesso di edifici conosciuti con il nome di Floriopoli.
Ci facciamo inoltre ispiratori e promotori della nascita di un evento di respiro internazionale che ricordi e celebri con la dignità necessaria dal 2013 in poi la “Cursa” di Don Vincenzo Florio.
Il 2013, anno nel quale ricorre il quarantesimo anniversario dell’ultima Targa Florio valevole per il campionato mondiale marche, è da noi individuato come l’anno della rinascita del Mito mondiale della Targa Florio come evento rievocativo culturale e storico.